LA NASCITA DI UN GENERE RIVISSUTA ATTRAVERSO L'ESPERIENZA
DI
UN AUDIOLIBRO
Ph. Francesca Lucidi. In foto l'audiolibro di Aliribelli Edizioni (in collaborazione con).
Nell’aprile
del 1841, Edgar Allan Poe pubblica I DELITTI DELLA RUE MORGUE. Il racconto,
inizialmente, apparve sul «THE GRAHAM’S LADY’S AND GENTLEMAN MAGAZINE» di
Philadelphia, la rivista di proprietà dell’editore Graham per il quale Poe
lavorava.
La
grande importanza di questo breve lavoro di Poe sta nel contenuto, anzi nel
personaggio… un personaggio che è la
personificazione di un METODO. I DELITTI
DELLA RUE MORGUE è il primo capitolo
di una triade che comprenderà IL MISTERO
DI MARIE ROGET (1842-1843) e LA LETTERA RUBATA (1845). La storia
introduce il personaggio di Auguste Dupin: un investigatore molto particolare…
che segnerà la storia perché la sua genesi determina la nascita del RACCONTO
POLIZIESCO, della cosiddetta DETECTIVE STORY.
Quando
si pensa a un poliziesco che racchiuda intuito, deduzione… stranezze e
risoluzioni che non scaturiscono dalle “normali” indagini della polizia ecco
che viene immediatamente alla mente la figura di Sherlock Holmes. Il celebre
detective di Sir Arthur Conan Doyle non è altro che il frutto della scia
iniziata dai ragionamenti e dalle bizzarrie di Auguste Dupin. Doyle ammette il
suo debito e noi non possiamo non rileggere le pagine de I DELITTI DELLA RUE MORGUE senza riscontrarne tutti gli elementi
che frustrano, burlano, e al contempo stimolano le nostre menti quando ci si
approccia a una storia non solo di Conan Doyle ma anche di Agatha Christie, e
di tutta la letteratura poliziesca… senza dimenticare le moderne serie tv dove
compare sempre un personaggio straordinariamente acuto, scontroso; quasi
inquietante nel suo vivere ai margini della consuetudine e in un corpo che
porta in giro una mente gelida e “acutissima”. Proprio queste sono le
caratteristiche che consegnano alla storia un topos umano che a distanza di
tempo, molto tempo, riesce ancora ad affamarci e affascinarci… come accade ai
personaggi “spalla” che spesso
raccontano di questi protagonisti misteriosi … che però DEL MISTERO CONOSCONO LE CHIAVI DI ACCESSO
AUGUSTE DUPIN
Dupin
era di ottima famiglia; una serie di sconosciute e malaugurate vicende, però, lo
avevano colpito causandogli la perdita di beni e “forza di carattere”.
Auguste
Dupin rinunciò ad ambizioni e mondanità e iniziò a vivere cercando di gestire
una rendita minuscola. Grazie alla volontà magnanima dei creditori riuscì a
cavarsela e a trovare il suo modo di
vivere.
Nel
tempo del racconto, Dupin vive semplicemente e l’unico lusso che si concede
sono i LIBRI.
Chi ci
riferisce i particolari sulla storia di questo personaggio è il narratore. La
voce che parla al lettore è quella di un amico di Dupin, il suo SOLO AMICO.
L’uomo incontra Auguste lì a Parigi (la città che ospita storia, morti e carnefici), in una libreria di Montmatre: da quel momento nasce una
frequentazione foraggiata dalla vivace IMMAGINAZIONE e dal FERVORE insolito di
Dupin.
I due
vanno a vivere insieme, scegliendo una magione “guasta”, separata. Arredata la
casa in tono con la “fantasiosa malinconia” che affligge i loro animi, gli
amici iniziano a vivere in un isolamento volontario in cui l’oscurità è il
manto che avvolge i loro vividi ragionamenti e i loro discernimenti: questi
ultimi sono il vero nutrimento di una vita parca e ritirata.
Questa
coppia di coinquilini condivide la scelta di vivere nel buio: di giorno le
imposte sono serrate… e la notte è il momento in cui i due si riversano sulle
strade per commentare aspetti diversissimi di una realtà che pare filtrare
attraverso Dupin per scioccare e inebriare il narratore, che asseconda ogni
capriccio e atteggiamento dell’amico, non senza ragione.
Auguste
ha conoscenze nella polizia… cosa che già preannuncia gli elementi
caratteristici del genere che si delineerà proprio dopo la pubblicazione de I DELITTI
DELLA RUE MORGUE. Questo particolare collegherà i due alla scena di un
efferato delitto.
Ciò che però introduce al
racconto è un discorso molto particolare fatto dal narratore: l’amico di Dupin,
che quasi scompare dietro la descrizione dei comportamenti
dell’oggetto-soggetto della sua testimonianza e ai ragionamenti che da
quest’ultimo scateneranno la VERA TRAMA del racconto, parla delle “FACOLTÀ
MENTALI”.
Più nello specifico… dopo aver
usato proprio queste parole per iniziare la sua narrazione, colui che racconta
descrive le facoltà analitiche, e più generalmente un metodo e una VISTA .
Queste premesse che paiono in un primo momento assai astruse e complesse… sono
la necessaria introduzione a Dupin e alla sua risoluzione dei MISTERI legati
alla rue Morgue; di contro, i misteri della rue Morgue saranno la dimostrazione
“pratica” che quanto l’amico dice all’inizio è vero e inconfutabile.
Auguste Dupin è una parvenza
assente e al contempo infinitamente PRESENTE nei fatti del mondo, e del
racconto; è nobile nei modi e gentile, allo stesso tempo è però freddo e
inquietante. Dupin si mostra come un “DOPPIO”: nel momento delle vive
manifestazioni della sua particolare ATTITUDINE ANALITICA, della quale si vanta
pronunciandosi sul fatto che le persone hanno per lui una “FINESTRA APERTA NEL
PETTO”… ecco che Dupin prende ad assumere uno sguardo fisso, e la SUA VOCE
CAMBIA.
Auguste Dupin ha un fare quieto e
una voce da tenore… quando Dupin diventa “ANALISTA” la sua voce sale: diventa
petulante, e sopportabile solo grazie alla chiarezza della sua dizione.
L’attenzione sulla VOCE è un aspetto importante… che si manifesta nei terribili
fatti della rue Morgue.
L’amico-narratore è preda delle
straordinarie osservazioni di Dupin; ne è anche, però, il testimone che si riscalda alla luce delle
fiaccole che illuminano l’oscuro appartamento da loro occupato: quelle fiaccole
sembrano essere anche il segno esteriore dell’acume spietato di Auguste Dupin.
Il testimone privilegiato che racconta il mistero e la risoluzione dei fatti
della rue Morgue ci introduce il METODO attraverso il quale comprendere ogni
cosa…
IL
METODO
L’ANALISTA è innamorato degli
enigmi: questi sembrano giungere a lui per caso… e vengono poi risolti in una
maniera che appare sovrannaturale.
L’acume è il muscolo allenato e
sfoggiato dall’analista.
La matematica può essere una
chiave di comprensione di questo metodo… in particolare l’analisi. Ma se si
pensa alla matematica non dobbiamo credere che il calcolo sia il mezzo
privilegiato.
Il narratore fa un paragone tra
il gioco degli scacchi e il gioco della dama. Il giocatore di scacchi calcola,
ma ciò non significa che compia un’analisi. Siamo soliti pensare che questo gioco
sia difficilissimo… in realtà lo è, ma non per l’impiego delle facoltà mentali.
Le pedine degli scacchi prevedono per esse numerosi movimenti e molteplici
variabili: alla fine ciò che fa la differenza è la capacità di NON DISTRARSI.
Dice il narratore: “La
complessità viene scambiata per profondità”.
Nella dama le mosse possibili
sono poche: l’acume è ciò che differenzia un giocatore dall’altro… l’ACUME e il
METODO.
Nel gioco… anche di carte… ciò
che distingue un analista è l’OSSERVAZIONE. Penetrare nell’avversario, quasi
“possederlo”, ne fa prevedere i pensieri e i movimenti… ed ecco che entrando
nei panni di un altro, attraverso la mimesi intellettiva, tutto appare chiaro e
si rivela. La DEDUZIONE e l’osservazione fanno raccogliere all’analista una
grande quantità di informazioni. SAPERE COSA OSSERVARE è il primo passo.
Tutto questo è ingegnosità? No.
L’immaginazione è la molla che fa aprire e chiudere l’osservazione di
un analista.
CENNI
SULLA TRAMA… SENZA RIVELARE CIÒ CHE MERITA DI ESSER LETTO
Dopo l’ipnotica e illuminante
introduzione del narratore, sull’analisi e sul rapporto con Dupin, ecco che i
due si trovano a leggere l’edizione della sera della «Gazette des Tribunaux»;
l’attenzione viene immediatamente indirizzata verso una notizia:
SENSAZIONALI
DELITTI
“
INTORNO ALLE TRE DI STANOTTE GLI ABITANTI DEL RIONE SAINT-ROCHE SONO STATI
SVEGLIATI DA UN SUSSEGUIRSI DI URLA SPAVENTOSE CHE SEMBRAVANO PROVENIRE DAL
QUARTO PIANO DI UNA CASA DELLA RUE MORGUE, NOTORIAMENTE ABITATA SOLTANTO DA UNA
CERTA MADAME L’ESPANAYE E DA SUA FIGLIA, MADEMOISELLE CAMILLE L’ESPANAYE.”
La cronaca continua raccontando
che i vicini e due gendarmes
riuscirono a entrare nell’edificio solo dopo aver forzato energicamente la
porta. Le grida in un primo momento cessarono… ma quando i soccorritori
iniziarono a salire la prima rampa di scale ecco che le grida ricominciarono.
Poi di nuovo cessarono.
Quando i presenti arrivarono in
una stanza al quarto piano, sul retro della casa, si trovarono nell'orrore e nello "sbalordimento”. È da sottolineare che la porta era
chiusa dall’interno.
Nella descrizione della gazzetta
vengono riportati lo stato della stanza, completamente in disordine; la
presenza di un rasoio insanguinato, su una seggiola; due o tre ciocche grigie
di capelli umani, insanguinate e staccate dalle radici; una serie di valori e
preziosi sul pavimento. Tutti gli elementi, APPARENTEMENTE osservabili, vengono
elencati con dovizia.
Il racconto dell’orrore prosegue…
Le due donne furono trovate
morte. Non è però la morte il fatto notabile: Madamoiselle L’Espanaye venne
trovata a testa in giù nella canna del camino… Madame, invece, inizialmente
cercata senza successo, fu ritrovata nel cortiletto lastricato sul retro
dell’edificio. Entrambi i corpi presentavano segni di una efferatezza inaudita:
il corpo di Madamoiselle mostrava escoriazioni e lividi e graffi, specialmente
sulla gola che manifestava i segni di uno strangolamento; Madame aveva la gola
tagliata in modo così profondo che la testa si staccò dal corpo quando si provò
a spostare il cadavere.
A quel punto la lettura si ferma,
e viene rimandata all’edizione del giorno successivo.
Le nuove notizie sono lunghe e
accuratissime, forse anche troppo. Nel giornale è elencata la lista dei
numerosi e diversissimi testimoni, con il rispettivo racconto delle loro
deposizioni.
Tutte le testimonianze concordano
parzialmente su un punto… mentre un altro, riguardo cui tra poco vi parlerò,
appare disorientante e confuso nelle menti degli interrogati.
Alla fine l’edizione del mattino
conclude che il delitto appare inspiegabile, e dubita persino sulla natura di
“delitto”. Gli indizi vengono considerati assenti.
La sera la lettura prosegue con
l’edizione aggiornata della faccenda: la gente ancora sul posto, i testimoni
nuovamente interrogati… e un arresto: Adolphe le Bon, un impiegato di banca che
aveva avuto contatti con le vittime (ma questi contatti non posso svelarveli).
Alla notizia riguardo Le Bon,
Dupin sembra “animarsi”. All’amico viene chiesto un pensiero sulla faccenda… il
quale non fa che ricalcare le conclusioni del giornale, e della polizia.
Dupin lo incalza adducendo a ciò
che di carente vi è nel metodo tradizionale di indagini: acume e scaltrezza
senza l’ombra del METODO.
Aguste fa riferimento al celebre
investigatore Vidocq (realmente esistito)… per alcuni l’antesignano di Dupin…
ma ciò non può esser vero dato che Auguste ne critica l’ardore che lo portava a
confusione, nonostante l’intuito e la perseveranza.
Un esempio viene di nuovo in
aiuto, se così si può dire, al lettore.
Dupin dice che guardare le cose
troppo da vicino ne fa perdere di vista l’INSIEME. Infatti afferma:
“Insomma,
la verità non sta sempre in fondo a un pozzo. Anzi, quanto agli aspetti
determinanti, ritengo che se ne stia invariabilmente in superficie.”
Ancora una volta, come
nell’introduzione dell’amico… la PROFONDITÀ viene chiamata in causa: questa
viene fatta scaturire erroneamente dalla complessità, ma è anche assai
complesso “guardare” quando lo si fa profondamente.
Dupin fa l’esempio dell’osservazione
di una stella: essa viene vista più distintamente quando la si guarda con la
coda dell’occhio, se la fissiamo essa appare sfocata. L’osservazione profonda
potrebbe persino far sparire Venere dal firmamento.
Auguste propone all’amico di
andare a indagare… e che la cosa “li divertirà”. Rassicurando l’amico con il
particolare della sua conoscenza con il prefetto della polizia, convince il suo
compagno. Anche Le Bon ha un ruolo, Dupin dice di dovergli un favore.
A quel punto i due iniziano
un’indagine accurata sul posto. Anzi, posso dire che Dupin inizia l’indagine
SILENZIOSA del luogo del delitto e delle vittime; l’amico guarda, assiste.
Come nello stilema del filone
generatosi da I DELITTI DELLA RUE MORGUE,
il caso troverà le sue risoluzioni… non all’immediato sopralluogo… ma in
separata sede.
L’assistente vedrà raccontatosi
ogni elemento con le sue spiegazioni, in una circostanza segreta che si svelerà
al contempo con lo scioglimento della faccenda.
Alla fine Il METODO e DUPIN si
ricongiungono. Due finestre, due chiodi e una corda… per non dimenticare una
persiana: tutto questo sarà ciò che Dupin saggerà con DEDUZIONE; e osservazione
ben diversa da quella che parte dall’immediatamente constatabile. L’apocrifo investigatore riconduce e
riduce la questione generale nelle sue parti, spiegate in un modo che ci farà
innervosire e/o “riscaldare” piacevolmente.
Pensate che la polizia sarà
riconoscente a chi ha spiegato l’efferato omicidio? Beh, pensate alle altre
storie del “genere”…
LA
VOCE
Tornado ai motivi di accordo e
disaccordo tra i testimoni, l’elemento che spicca tra le deposizioni è quello
sulla natura delle urla udite.
Tutti concordano sul fatto che
una era di un francese e in linea di massima tutti convengono sul suo essere
rude, in qualche modo stupita e manifestante rimostranze. Ciò che non combacia
sono le descrizioni della seconda voce: questa risultò quasi a tutti ALTA,
ACUTA… ma ognuno addusse una nazionalità diversa al padrone di quei suoni.
Ovviamente la cosa non sfugge a Dupin, il quale ne svelerà collegamenti e
spiegazioni.
Della versione dell’audiolibro ho
apprezzato gli aggettivi… quell’ACUTO sembra quasi ricondurre lo straordinario
essere sconosciuto allo SDOPPIAMENTO di DUPIN raccontato dall’amico.
I suoni sono assai importanti in questa
storia, ed è stato molto interessante ASCOLTARLA invece che leggerla; l’avevo
già letta ma questa esperienza si è rivelata assai interessante.
L’ESPERIENZA
DELLA RUE MORGUE ATTRAVERSO L’AUDIOLIBRO DI ALIRIBELLI
Potrei
chiamare in causa la psicologia della percezione o i benefici che certi suoni e
frequenze hanno sul nostro cervello… in verità preferisco non cadere, qui, nel pozzo citato dall’ANALISTA primigenio.
Posso
affermare semplicemente che l’esperienza è stata piacevole e interessante. La
vita è frenetica e non permette quasi a nessuno di potersi fermare lungo tempo
per l’esperienza di una lettura senza troppe interruzioni. L’audiolibro
permette di portar con sé comodamente i nostri classici preferiti: mentre ci
alleniamo, mentre raggiungiamo un luogo… mentre facciamo un lavoro manuale;
anche le faccende di casa possono diventare un’esperienza del tutto nuova!
Il
racconto è qui narrato da Riccardo Isgrò. La voce che ci accompagna resta quasi
sempre la stessa… varia quando si impossessa di Dupin o potremmo dire quando
Dupin parla attraverso il mezzo umano che gli dà voce. Il tutto è molto
rilassante, chiaro: tutto è lineare tranne che nel particolare “caso umano”
citato e in qualche altro punto.
Io
possiedo circa cinque edizioni cartacee de I
DELITTI DELLA RUE MORGUE, a cui si aggiunge un ebook di cui mi interessava
la traduzione. Non credo che l’audiolibro debba o possa SOSTITUIRE un formato a
noi più noto… ma è un essenziale alleato: tutti e tre i formati si compensano
perfettamente.
Io sono
una persona molto incuriosita dalle sensazioni e da tutte le esperienze
percettive: l’audiolibro è una coccola a cui non voglio rinunciare.
Per gli
audiolibri di ALIRIBELLI basta visitare il loro sito, per acquistarli
singolarmente; o gustarne il contenuto tramite i servizi Audible e Storytel.
Ora proviamo a
guardare le stelle, non troppo profondamente si intenda! Magari
ascoltando una storia.