IL VALORE DELLA VITA CELEBRATO TRA FANTASMI, ATMOSFERE URBANE E LUOGHI SPICCATAMENTE GOTICI
NOTIZIE SULL’AUTRICE
Il suo vero nome era Maria Michelle Wiesner.
Nacque a Vienna nel 1925, ma la famiglia fuggì a Londra a causa dell’avvento
del nazismo. I genitori erano divorziati, e Maria viaggiò attraverso l’Europa
per spostarsi da un genitore all’altro.
Maria scriveva, scriveva tanto e di famiglie felici e
stabili; lei non ne aveva una.
Venne istruita in Inghilterra in una scuola
“alternativa”. Ella visse con insofferenza l’istruzione: passava le ore di
inglese a scrivere e quelle di matematica a piangere. Tutti incitavano alla
libertà ma lei voleva qualcuno che le donasse una qualche normalità, un ordine.
Tanto
era grande il mio desiderio di normalità che saltavo in piedi e pregavo: «Non
ditemi che posso fare quello che voglio, ma quello che devo fare!»
Maria creò una sua famiglia… e non smise di inventare
storie. I suoi familiari, così originali, si tramutarono in mostri e streghe e
personaggi straordinari, che popolavano i racconti che l’autrice raccontava ai
propri figli. Da lì nacquero mondi fantastici e strabilianti vicende crudeli e
al contempo poetiche.
Eva Ibbotson morì il 20 ottobre 2010, nella sua casa
di Newcastle.
FANTASMI
DA ASPORTO
Ph Francesca Lucidi
INFORMAZIONI E CENNI SULLA TRAMA
Il romanzo della Ibbotson risale al 1997, io mi sono
armata dell’edizione Salani del 2011.
La storia si svolge lungo 165 pagine, il formato in
mio possesso è piccolo e bellissimo… un vero tesoro da tenere stretto sotto le
coperte in una serata piovosa. La lettura è resa ancora più piacevole grazie
alle illustrazioni di Kerstin Meyer, nere e bianche, spaventose e dai tratti
esagerati che fanno anche scappar fuori un sorriso, seppur corredato da
brividi.
Già dal frontespizio ci accoglie un piede brutto con
intenti poco democratici: “Schiaccerò Sotto I Piedi I Miei Nemici”. Sì, così
recita lo stemma della famiglia Snodde-Brittle, di cui possiamo ammirare l’albero
genealogico dai nomi e dai tratti niente affatto rassicuranti. Pochi di loro
hanno fatto una bella fine, anzi, possiamo dire nessuno. Se osserviamo bene, a
un certo punto vediamo l’altisonante cognome, che suona in bocca pastoso e ingombrante,
interrompersi. Non sappiamo perché, ma da generazioni di disgraziati morti
molto male, da quello che possiamo capire dalle illustrazioni che corredano la
genealogia Snodde-Brittle, spunta in calce una figuretta esile: Oliver, solo
“Oliver”.
Dai secoli di storia di chi doveva schiacciare la
qualunque, ma che è rimasto a sua volta assai schiacciato, ecco che ci troviamo
a leggere di una brava famiglia: i Wilkinson.
Siamo in Inghilterra, c’è la Seconda Guerra Mondiale.
Gli aerei nemici si stanno avvicinando, si avverte il loro minaccioso rombo fin
dentro le stanze della bella e accogliente casa della famiglia Wilkinson: Villa
Serena.
Maud si prepara, come anche sua madre, un’anziana
signora sempre armata di un pericoloso ombrello. Henry, l’uomo di casa, un
dentista, entra di corsa e inizia a infilarsi la sua divisa della Guardia
Nazionale: il corpo di soldati part-time che dopo il lavoro strisciano e
sparano per imparare a difendere il proprio paese. Tra loro c’è anche il
brufoloso Eric, un fiero scout tredicenne con il mal d’amore.
Tutti si stanno attrezzando per andare nel rifugio
situato in fondo al giardino; però le cose necessarie da prendere sono tante:
il lavoro a maglia, la gabbia del pappagallino… il VELENO.
“La
nonna prese il suo ombrello e la scatola della maschera antigas che però non
conteneva la maschera antigas ma un flaconcino con su scritto VELENO, che la
nonna aveva intenzione di bere in caso di invasione per non cadere in mano al
nemico.”
Parte della famiglia è anche Trixie, la timida sorella
di Maud. Una creatura assai ansiosa Trixie: a lei capitava sempre qualcosa di
brutto, e pare non esser mai a suo agio, neanche in quel concitato momento.
Trixie è avvolta nella bandiera inglese perché sta preparando il costume da
indossare nella recita indetta dal Circolo delle Donne per gli eroici soldati.
È una bella responsabilità dover interpretare lo Spirito della Britannia.
Maud pensa a Trixie e inzia a salire le scale, ma una
bomba cade su Villa Serena…
“e
chi s’è visto s’è visto.”
Potremmo pensare che la storia di questa famiglia
inserita lì, senza apparente motivo dopo che ci siamo sorbiti graficamente le
sorti della casata degli Snodde-Brittle, finisca lì; in realtà, la storia della
famiglia Wilkinson inizia proprio dalla loro morte: dopo il grande botto, il
grande colpo di essere diventati fantasmi. Sconcerto, timore, disperazione.
Henry, il dentista membro della Guardia Nazionale, prende in mano la questione:
“Faremo
come prima, Maud […]
Vivremo
una vita onesta e serviremo il nostro paese.”
Stare insieme è già una grande gioia… ma ciò non è del
tutto vero: Trixie non c’è.
Dobbiamo subito abituarci a una cosa, beh… al fatto
che non tutte le persone diventano fantasmi, come non tutti gli animali. Non si
sa perché.
Dal bovindo di Villa Serena a un negozio di mutande dai
nomi equivoci. Come è potuto accadere? Quando si è fantasmi il tempo scorre
lentamente, mentre il mondo va avanti, corre, ricostruisce. A un corpo fatto di
ectoplasma bastano anche amabili mura diroccate, ma non è piacevole quando le
persone ti passano attraverso o dicono brutte parole come “esorcismo”.
Nessuno avrebbe immaginato che Londra fosse così piena
di fantasmi. I Wilkinson non lo pensano e si ritrovano in una città pullulante
di cavalieri morti in battaglia, corridori stroncati dal troppo correre,
ragazze straniere portate all’altro mondo da uno “sciocco” incidente avvenuto
dopo una festa. Passato e presente si incontrano in un affollato mondo di
fantasmi vagabondi. La Seconda Guerra Mondiale aveva fatto impennare la
popolazione ectoplasmatica; adesso, dopo quindici anni… ecco le mutande. Sempre
meglio del negozio di calli che ti fa sentire addosso mille malanni, come è
accaduto al tedesco che pare tanto interessare alla nonna.
Prima della partenza per Londra la famiglia si è anche
allargata: i Wilkinson trovano un timido fiore vittoriano senza la scarpina, la
piccola Adotta; almeno così la chiamano i suoi nuovi mamma e papà, Maud ed
Henry.
Nel nostro mondo quasi non si può parlare di cimiteri,
figuriamoci di adozione di anime, di fantasmi.
Qualcuno, però, fiuta l’occasione, anche se è spinto
dal più sincero sentimento amorevole.
Una famiglia senza casa incontrerà le sorti di un
bambino senza famiglia. Beh, più o meno. Oliver credeva di non avere una
famiglia, fino a che un brutto uomo con i denti gialli non va a strapparlo via
dall’orfanotrofio più mal ridotto ma più pieno di amore di tutte le storie che
abbiano mai nominato luoghi del genere. Penserete che sia una fortuna scoprire
di avere un cognome importante, una grande eredità, una casa… una cugina.
Niente di più sbagliato. Un cane a tre zampe può valere molto più di decide di
stanze vuote e fredde. Credetemi, per Oliver, quelle stanze diventeranno ancora
più buie, gelide e spaventose.
Uno sbaglio può essere il tocco del destino che cerca
di mettersi in mezzo?
Una borsa da bagno, due malefici spiriti ingiuriosi
grondanti di sangue, un lago maledetto; un maniero oscuro e zeppo di teste
impagliate e cose inquietanti. E alcune lettere che non arrivano mai.
Eppure, la fortuna fa ampi giri prima di far vibrare
le corde nella giusta armonia.
A volte i doni più grandi vengono a noi quando tiriamo fuori la testa dalle coperte e impariamo a non avere paura. La diversità non deve separare i cuori… e di certo delle suore non dovrebbero dover passare le giornate a sventolare rami di sorbo tra urla e lamenti, invece di pregare in silenzio.
La cosa che più indebolisce è la paura prolungata e indotta, non naturale; se ci si mette
anche la solitudine… ecco che un armadio può contenere solo mostri e morte
annunciata, o forse no.
Ph Francesca Lucidi
ANALISI E VIBRAZIONI
Un romanzo dalla scrittura avvincente: tratti di indicibile
orrore esplicito, dolcezza, sensibilità spiccata; umorismo mai fuori posto,
capacità di spostare l’occhio narrativo permettendoci di sentire sulla pelle le
esperienze dei personaggi e gli stati d’animo, o d’ectoplasma.
Apprezzabilissima la varietà di ambientazioni che passano dalla provincia, al tessuto urbano, fino allo "stato gotico" con tutti i crismi.
Un arco temporale ampio che si dipana dalla
Seconda Guerra Mondiale fino agli anni della viva ricostruzione manifestata in
gallerie commerciali e consumi attivissimi. Un romanzo per ragazzi che utilizza
un linguaggio raffinato e al contempo assai scherzoso, narrando di temi importanti come la famiglia, la morte, la
solitudine e il senso di colpa. Tra le epoche, vengono analizzate le migliori e
le peggiori sfaccettature della mente, del cuore e dell’azione. Personaggi
cattivi o afflitti, positivi o sbadatamente buoni.
La lettura è estremamente piacevole e invita alla riflessione
tramite il racconto semplice della vita della gente, anche se questa gente, in
realtà, non è più in vita. Nessuna scemaggine ma tratti di divertimento misti a
commozione. Già dal titolo si intuisce la direzione dissacrante, ma mai
sguaiata, badate bene.
Il valore della famiglia si esalta e diventa la spinta
per la rinascita, per la rivincita. Gli eroi di questa storia sono imperfetti e
per questo assolutamente credibili. Si parte dal reale, per passare attraverso
eventi improbabili ma utilizzati come spunto per ragionare sull’altruismo, sul
valore della “casa” intesa come luogo di protezione e proprietà non solo
materiale ma sentimentale.
Riusciamo ad affezionarci a tutti, e impareremo anche
il valore della pietà. La vita nell’altro mondo è presa come pretesto per riflettere
sul valore dell’inconscio e della coscienza… che paiono indirizzare la nostra
anima verso un destino eterno di cui ci troviamo artefici, se riusciamo a
ricordare, fare ammenda, cambiare.
Tutti qui cambieranno abitazione, contesto, amici e
condizione. L’importanza di questa storia sta nella ricamatura di un disegno assurdo
che riesce a rendere chiari e forti i messaggi di speranza, forza e
responsabilità personale. Da qualche parte ho letto, e parafraso, che un
egoista batte un altruista… ma che un gruppo di egoisti non può nulla contro
una comunità di altruisti.
Allora, che ognuno si metta nel suo cantuccio a riposare nella lettura di una storia di affetti, piatti cucinati male; accoglienza, dono, e coraggio di difendersi battendo la paura. Oliver riuscirà a controllare il suo respiro? Noi possiamo sperare di riuscire a guardare nel buio, senza farci consumare dai racconti di qualcuno… che vuole sfruttare i nostri timori e la nostra solitudine. CONTROLLO e UNIONE. Insieme si può!
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