UNA RACCOLTA DI RACCONTI
di ELIZABETH GASKELL
Parte prima:
IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA
Ph Francesca LucidiINTRODUZIONE
Una raccolta di quattro racconti, quattro storie che
rievocano aspetti della biografia dell’autrice come la perdita dei genitori; la
natura sconfinata, dura o avvolgente che ella visse prima del trasferimento a
Manchester. Abbiamo i temi della maternità espressa non solo in concepimento,
gestazione e parto ma anche nelle declinazioni del cuore, nelle cure che una
donna può e sa donare al prossimo, spesso fragile. La Gaskell è sincera nel
presentare situazioni quotidiane piegate dai doveri, dalle convenzioni e dai
sentimenti contrastanti di personaggi che si nascondono spesso in cupi silenzi,
in segreti sanguinanti. La dolcezza di personaggi puri, ingenui, venuti da una
vita semplice; il muro ispido di famiglie strutturate e rispettabili che covano
il seme della discordia, della vergogna o della colpa. Nelle opere gotiche
della Gaskell si percepiscono le mani gelide di una società che si strazia tra
un passato glorioso, nobile o contadino, e un nuovo ordine gestito da un
progresso che ha la sostanza della devastazione; nella realtà dell’autrice, e dei
suoi romanzi, ciò è esplicato dallo scontro della civiltà industriale con gli
spazi rurali.
Nella raccolta qui presentata la donna si manifesta
come strega, come infante, come megera: pare di vedere le forme umane della dea
Hecate, la trina creatura che rappresenta le tre facce della vita e il mistero
insito nel potere femminile che pare cullare i segreti della vita e della
morte.
Quattro racconti: LA STREGA LOIS, IL RACCONTO DELLA
VECCHIA BALIA, LA CLARISSA e SUSAN DIXON; li affronteremo singolarmente in
questo piccolo spazio dedicato. Vi ho già parlato degli occhi grigi della delicata
Lois, potete leggere il contenuto cliccando QUI; lì potrete anche posare lo
sguardo su una breve biografia dell’autrice.
Ripeterò la stessa introduzione per ogni racconto,
così tutti i miei lettori occasionali avranno la possibilità di usufruirne senza dover tornare al principio.
IL
RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA
Ph Francesca Lucidi
Mi
bruciava dentro una smania ansiosa; e le dissi che per lei era facile parlare,
dato che sapeva cos’erano, apparizioni e suoni, e forse aveva anche avuto a che
fare con lo Spettro quand’era in vita. E la molestai talmente, che alla fine mi
disse tutto ciò che sapeva; ma dopo, avrei preferito che non m’avesse detto
niente perché ne fui ancora più impaurita.
˜
«Sto
solo cercando la mia piccola Rosa-Rosetta», risposi, ancora convinta che la
bambina fosse lì vicina a me, anche se non riuscivo a vederla.
Pare di avvertire lo scricchiolare del legno, alla
sera quando le temperature scendono e il buio pare avere un tocco freddo che
inquieta mobili e infissi. Si sente il fruscio dell’ampia gonna di una balia,
pare salire nel naso l’odore della cera che si consuma insieme al passare dei
minuti… che ora andranno a dilatarsi in un racconto, in una cronaca spaventosa
che ci sembrerà lieve solo perché le parole escono dalla bocca dell’amore.
Una balia e delle bimbe che ascoltano: viene ripercorsa
la storia di una famiglia attraverso il ricordo di una donna che entrò in una casa
sconosciuta quando era ancora una bambina. La servitù non è presentata come
qualcosa di avvilente, diviene anzi la forza stessa di una casa, la depositaria
di verità e memorie. Una cameriera, una governante… sono qui amiche, quasi
madri delle loro padrone. La Gaskell dona dignità al servizio, quando esso si esplicita
nell’amore del proprio lavoro, nel fervore di una missione votata ad affiancare,
affrancare e rendere migliori le vite altrui gioendo di un’affezione reciproca
che dona una nobiltà pari o superiore a quella di nascita. La servitù ha la semplicità
del passero e l’acume e la furbizia di una volpe; può anche manifestare lo
scatto della lupa e lo sguardo attento e premonitore della civetta.
Morti premature, bambini venuti alla luce senza vita;
una creatura fatta di delicatezza e allegria che viene protetta dalla sua balia
con il grembiule e l’affetto incondizionato. La nobiltà che va a reclamare i
suoi discendenti per dovere ed egoismo di sopravvivenza. Sotto le montagne vi è
una grande casa: Lord Furnivall non ci vive, però alla piccola Rosamond
potrebbe giovare l’aria pura. Una bimba di neanche cinque anni si stringe al
grembo di una balia che non ne ha neanche diciotto, di anni. Ad aspettare l’arrivo
una casa gigantesca; rami fitti che oscurano, al cui interno la luna non riesce
a passare. Pochi abitanti: una nobile signora triste e silenziosa, con il viso
solcato da rughe che paiono esser state tracciate da un ago sottilissimo; la governante
della signora, un angelo custode, uno sguardo che pietrifica ma che spiegherà
le sue ragioni; i domestici fedeli, che non fanno domande e cercano di dare
meno risposte possibili.
Le premesse non erano delle migliori, ma la bimba
riesce ad illuminare quelle stanze avvolte dal vento gelido, dagli eventi atmosferici
perennemente arrabbiati. Dopo poco inizia l’ascolto… la balia Hester ha sentito
l’organo suonare, nonostante Dorothy cerchi di smentire una musica fin troppo
chiara per essere ignorata. Ma come può essere malevola la musica? Se passeggiate
per gli infiniti corridoi potrete notare che un solo ritratto è stato girato.
La Gaskell anticipa elementi paranormali che saranno il
cardine dell’arte del brivido: i bambini che per primi avvertono turbolenze
extraterrene e ne sono purtroppo vittime; testimoni a cui non si crede;
sparizioni spaventose e apparizioni che mostrano quanto la rabbia, la violenza
e il rancore riescano a resistere alle ere e alla morte.
Ahimè!
ahimè! ciò che si fa in gioventù non si disfa in vecchiaia! Ciò che si fa in gioventù
non si disfa in vecchiaia.
Una scrittura di neve: gelida e paralizzante; dolce e
calmante. Le coscienze delle persone, i loro cuori e i loro desideri renderanno
quella neve soffice tappeto di gioco o crudele tormenta assassina.
I brividi prodotti dalla Gaskell non sono sguaiati;
ogni cosa assume un certo peso perché la storia non è solo intrattenimento di
un attimo ma riflessione duratura. Ordinario e paranormale si esaltano a
vicenda.
Mi
diede uva passa e mandorle per acquietare la signorina Rosamond: ma lei non
toccò quelle buone cose e continuò a singhiozzare per la sua bambina nella
neve.
A presto, con il prossimo racconto della raccolta.
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