UN ALLEGORICO ALBO ILLUSTRATO CONTRO UN NEMICO POTENTE
Ph Francesca Lucidi
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Levi
Pinfold è nato nella foresta di Dean, un altopiano del Gloucestershire, in
Inghilterra.
Da subito
sente un legame con la lettura, sfogata su libri e fumetti. Da bambino
frequenta un corso di acquerello, tecnica che lo affianca ancora oggi nell’espressione
artistica.
Tra i suoi
punti di riferimento spicca anche il nome di Dave McKean, artista straordinario
che affianca lo scrittore Neil Gaiman in numerose creazioni fin dagli anni Ottanta.
Levi
studia illustrazione presso lo University College di Folmouth. Si laurea nel
2006 e inizia a lavorare come illustratore autonomo. Con il suo primo lavoro
datato 2010, Django, vince il Booktrust Early Years Award. Nel 2011 esce Black
Dog, che guadagna un grande successo di critica.
Attualmente,
pare che Levi Pinfold lavori e viva in Australia.
CANE NERO
CHI E “COSA”
Pubblicato
da Terre di Mezzo Editore, Cane Nero è un albo impeccabile. Innanzitutto, ha un
pregio apprezzabile: i risguardi sono illustrati e fanno da inchino invitante e
professionale verso la dimensione immaginifica e simbolica cui siamo chiamati.
Lo sfruttamento dei risguardi ripaga il costo materiale dell’operazione, dato
che in una narrazione per immagini bisogna da subito coinvolgere i sensi preposti
alla fruizione. In questo caso viene ripetuta l’illustrazione della copertina,
ma in “apertura”; quella nebbia, che circonda una bella casina accogliente e
colorata, inizia già a introdurre le visioni ingannevoli che possono scaturire
da una vista offuscata da condizioni non proprio eccellenti. Poi, se ci si
mettono gli scherzi della percezione e dell’elaborazione mentale, un sassolino
può proiettare una montagna spaventosa, soprattutto se il vedente è richiuso e
guarda da lontano, e si sparge un messaggio voce dopo voce, amplificando
effetti poco edificanti, come spesso accade.
Questo
libro è dedicato alle famiglie, e parla di una famiglia: ciò è apertamente
dichiarato nei risguardi. In quella casina rosa, ogni membro si sveglia. Uno ad
uno ci si prepara alle normali abitudini mattutine: la colazione, l’abituare la
vista alla veglia, il lavarsi i denti; ma lì fuori qualcosa pare in agguato. Un
enorme cane nero imperversa all’esterno dell’abitazione, ognuno lo scorge fuori
dalla finestra e si appresta ad annunciare agli altri la scoperta, con una
crescente tensione che si ingigantisce attraverso il susseguirsi delle
descrizioni ricche di similitudini. Il passaparola sembra peggiorare il terrore,
dal papà alla mamma ai due figli più grandi; qualcuno manca all’appello… la più
piccola della famiglia: Small, sì, così si chiama.
Small è fuori
la porta armata di impermeabilino giallo e stivaletti verdi. Tutti gli altri
cercano di ricondurla al sicuro, ottenebrati dalla paura e dallo sgomento. Un
momento, ho dimenticato di dirvi che il cognome di famiglia è Hope, Speranza.
Essì, la Speranza
si chiude in casa, paralizzata da ciò che non si comprende, e da ciò che pare
troppo grande per essere affrontato; mentre qualcosa di “piccolo” si mette a
sfidare l’enorme nero animale. Small inizia a percorrere ponti e parchi giochi,
infilandosi in anfratti sempre più ristretti: questi percorsi iniziano come a
filtrare la spaventosa parvenza che per correre dietro a Small è costretta a
rimpicciolirsi, gradualmente. Il coraggioso percorso dell’affrontare della bimba
riconduce alla porta di casa… e qualcosa di inaspettato accade.
ANALISI
E CONSIDERAZIONI
Uno dei
maggiori esponenti mondiali della Programmazione Neurolinguistica, Robert Dilts,
identifica le credenze come “forme di pensiero che plasmano la nostra mente”; ciò
è evidente nelle reazioni dei personaggi. La famiglia Hope contribuisce a ingigantire
un’immagine attraverso una narrazione fatta di figure sempre più grandi e
spaventose, Small affronta il Cane Nero e lima la credenza attraverso un
percorso che pare simboleggiare la forza della coscienza e la lucidità di un’autoefficacia
inarrestabile; in questo caso il Cane Nero non può che diventare più piccolo.
Le raffigurazioni
dei volti rappresentano magnificamente le reazioni dei partecipanti alla vicenda.
Small quasi non si scorge nella sua dimensione ridotta e il suo vorticoso
agire; il viso è sicuro e impassibile, le parole ferme e insolenti:
“Se vuoi mangiarmi devi prima
prendermi!”
“Se mi vuoi seguire ti devi
rimpicciolire”
“Tu hai il PANCIONE, io sono
elastica,
per prendermi devi fare ginnastica!”
Fratello,
sorella e genitori, invece, vengono disegnati con le espressioni tipiche della
paura.
Ph Francesca Lucidi
La paura fa parte delle emozioni primarie identificate dallo psicologo americano Ekman: queste emozioni sono universali in tutto il mondo nel modo in cui vengono mostrate ed esternate attraverso la mimica facciale. Sì, dall’Africa ai ghiacci il disgusto, la paura, la rabbia, la tristezza, la gioia, la sorpresa e il disprezzo mostrano lo stesso volto.
Ph Francesca Lucidi
Ciò sta a dimostrare quanto l’illustrazione sia una
modalità potente di universalizzazione, riconoscimento ed elaborazione delle emozioni.
Per questo un albo illustrato è così prezioso per i piccoli e così accogliente e curativo per gli
adulti sempre più distaccati dal proprio sentire.
Alla fine,
una compagnia inusitata riuscirà a integrarsi nella “famiglia Speranza”.
“Siamo stati sciocchi” disse Adeline.
“Solo Small ha saputo cosa fare.”
Perché se
una cosa la guardi bene…
Buona
lettura!
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