L'OCCHIO DEL LUPO
di
Daniel Pennac
Ph. Francesca Lucidi
In foto compare il formato ebook di Salani Editore,
disponibile su Amazon.
Di questa edizione non ho amato particolarmente le
illustrazioni rare, e in bianco e nero... dato che i colori sono un dato
fondamentale del romanzo, dei personaggi e degli echi immaginativi che la
storia emana. In ogni modo scelgo spesso le edizioni della Salani, qui però ci
voleva uno sforzo in più nella cura dell'impatto visivo del romanzo.
DANIEL
PENNACCHIONI
Daniel
Pennacchioni nasce nel 1944 a Casablanca. I suoi genitori sono militari, per
questo motivo Daniel viaggia molto e durante la sua infanzia vede e vive
l’Africa, il Sud-Est Asiato e in fine la Francia.
Affetto da
dislessia, non si distingue particolarmente negli studi… fino a che un
professore si accorge del suo potenziale e lo invita a scrivere grazie al
progetto tutto particolare di un romanzo a puntate, a cadenza settimanale.
Nel 1968
consegue la laurea in lettere all’Università di Nizza. Diventa insegnante;
grazie a questa professione si può così dedicare alla scrittura. Curiosamente
il suo primo intervento pubblico è un pamphlet
del 1973, che esprime una critica verso l’esercito; provenendo da una famiglia
di militari preferisce però firmarsi con uno pseudonimo: Pennac.
In seguito
Daniel Pennac si cimenta nel genere fantascientifico grazie all’incontro con
Tudor Eliad: con lui scrive Les enfants de Yalta (1977), e Père Noël
(1979).
Inizia poi a scrivere libri per bambini. Da una scommessa con gli amici
scaturisce la sua ispirazione verso i gialli grotteschi, da cui nasce il
ciclo di Malaussène (Il paradiso degli orchi è il primo volume,
pubblicato nel 1985 con il titolo Au bonheur des ogres). Il ciclo si
sviluppa intorno alla figura di Benjamin Malaussène, di professione “capro
espiatorio”, e alla sua famiglia.
Nel 1992 Daniel Pennac pubblica il manifesto a favore della lettura Come
un Romanzo, di cui riporto due righe che esprimono cos’è la lettura per l’uomo:
Le parole che ho scelto possono richiamare anche qualcosa riguardo al
libro dell’autore che qui ho sentito la necessità di proporre.
L’autore, nel 2013, viene insignito della Laurea ad Honorem, per
l’impegno nella pedagogia, presso l’Università di Bologna: in particolare per “per
aver posto la necessità del leggere al centro dell’azione educativa, per la sua
mirabile attenzione allo sguardo, al vissuto, ai diritti propri dell’infanzia e
dell’adolescenza”. Il rettore Ivano Dionigi aggiunge anche: “Pennac è un
classico, uno scrittore che scrive per gli altri, che parla per noi, sa
insegnare, affascinare, convincere”.
Durante
il suo discorso, Pennac si rivolge ai demagoghi della letteratura… colpevoli di
inneggiare senza stimoli, senza formare i lettori, senza parlare ad essi
veramente: senza diffondere davvero qualcosa. L’Intellettuale viene visto come
un privilegiato distaccato… ma a questi sterili meccanismi controproducenti
Pennac contrappone una figura: il passeur,
l’intermediario che riesce a
smuovere qualcosa senza cercare di controllarlo.
L’autore
definisce così i passeurs:
“Intermediari che trasmettono la cultura agli altri. Sono quei professori,
critici, librai, bibliotecari e anche lettori curiosi di tutto, leggono tutto,
non confiscano nulla, trasmettono il meglio ai più”. Tutto ciò non implica però
un meccanismo di giudizio, riferibile più a quelli che l’autore chiama “i
guardiani del tempio”, i demagoghi appunto. Pennac infatti specifica:
Queste righe le lascio aperte… sospese in attesa di una venuta presso il vostro “tempio interiore”. Chissà che non vi “traghettino” verso spunti e riflessioni.
L’OCCHIO DEL LUPO
Questo romanzo fa parte degli scritti per ragazzi di Pennac. È
pubblicato nel 1984 con il titolo L'œil du loup. In Italia viene edito da Salani nel 1993.
L’occhio
del lupo è una storia
metanarrativa dove due personaggi raccontano: apparentemente immobili, quasi
invisibili, o per cui il mondo sembra essere distante e inesistente. Lupo
Azzurro vive in uno Zoo in una qualche città “dell’altro mondo”: ha un solo
occhio aperto, l’altro è malato e serrato.
Lupo Azzurro, da quando è morta la lupa
dall’aspetto di pernice che occupava la gabbia con lui da anni, trotta lungo il
recinto e non si ferma. L’occhio del lupo ha smesso di vedere ciò che gli
mostra la visuale di una delle due direzioni del suo cammino inquieto: i
visitatori e lo Zoo. Lo sguardo di Lupo Azzurro “attraversa” le persone: le
attraversa come fossero fantasmi inconsistenti e senza volto. Quando l’occhio
percorre l’altro senso del cammino… vede solo la gabbia: una visuale che la
bestia sembra preferire. Cosa fermerà questo moto ossessivo? Un ragazzo.
Il ragazzo fissa Lupo Azzurro e l’animale ne viene
disturbato… fino a che si sente costretto a fermarsi e a guardare anch’esso
quello strano visitatore che da giorni non si sposta, e come “un albero gelato”
sta e guarda. Lupo Azzurro conosce molto bene l’uomo… tanto da disprezzarlo e
non volerlo guardare, vedere, sentire. A un tratto accade qualcosa che fa
sentire a suo agio la belva che i piccoli dell’uomo sono, lì, abituati ad
additare con spavento. A un tratto il ragazzo chiude un occhio: i due iniziano
a fissarsi da pari a pari, con una visione parziale che diventa in un attimo
TOTALE.
Il ragazzo e il lupo iniziano così una serie di
viaggi incredibili: Il Grande Nord e le “ Tre Afriche”… famiglie, abbandoni e
animali meravigliosi… e l’uomo, l’uomo che ha due pelli e una è quella degli
animali, l’uomo che è un “collezionista”. Le storie dei personaggi sono
commoventi, a volte crudeli; sono anche piene di orgoglio e onore. Un umile
ragazzo e una belva feroce diventano simbolo di coraggio e pazienza… di sacrificio. Tra le prime pagine
della storia la malinconia sembra soffocarci: tutto però viene pian piano
mitigato da altri personaggi esilaranti o così saggi da proferire parole che ci
affrettiamo ad appuntare mentre quella strana fonte di narrazione ci mostra due
vite, o forse di più.
Ci sono molte perdite che dobbiamo sopportare, come
hanno fatto il Ragazzo e Lupo Azzurro… forse qualcosa cambierà: guardate bene
quella pupilla nera simile a una lupacchiotta accucciata. Da quella pupilla si
giunge a una fine diversa da quella che i personaggi si aspettavano; forse Lupo
Azzurro aveva molte più aspettative del Ragazzo… forse per questo è così
inquieto, cosi “lupo”.
Tante volte il cambiamento può restituire qualcosa
in una forma inaspettata… le cose possono essere davvero migliori se riusciamo
ad aprire bene entrambi gli occhi. La visione parziale delle aspettative e del
rancore… sembra quasi che una coscienza universale si diverta a sparpagliare le
anime per vedere cosa succede. Un grande occhio e una grande anima possono
sempre trovare il proprio grande mondo, anche se in un formato inaspettato.
Buona Lettura…
E non fate l’errore di pensarlo solo un romanzo per
ragazzi: è colpa della visione parziale di una delle direzioni a cui
siamo abituati, trottando ossessivamente.